La psicoterapia cognitiva si basa sulla costatazione della relazione esistente tra pensieri, emozioni e comportamenti, e trae fondamento dai dati di ricerca e da interventi basati su protocolli di comprovata efficacia.
È il pensiero, unico ed irripetibile, di ognuno, che colora di significati le esperienze di vita, e ne determina qualità e quantità di reazioni emotive o di azioni concrete. A volte però queste reazioni generano disagio, o sono inadeguate, perchè si basato su un meccanismo di pensiero errato.
La psicoterapia cognitiva agisce sui pensieri erronei, che spesso riguardano la valutazione di noi e degli altri, aiutando la persona interessata ad adeguarli ai dati di realtà, riducendo o annullando di conseguenza il disagio.
Una visione originale ed interessante dei modelli di comportamento, maggiormente orientata alle relazioni interpersonali, ci è proposto dallo psicologo spagnolo M. Villegas, e tiene in considerazione i costrutti morali. Si fonda sulla costatazione che la libertà dell’agire umano deve tener conto del contesto sociale, e di una personale capacità ad evolvere in risposta al contesto. La nevrosi è l’incapacità dell’individuo di collocarsi in maniera autonoma nel mondo, e può considerarsi come una patologia della libertà, alla cui limitazione rispondiamo con la fuga (ansia) o con il blocco (depressione).
Ci sono differenti modi di intendere la psicoterapia, i quali traggono riferimento da differenti modelli di funzionamento della mente. Sappiamo sempre meglio come funziona il sistema nervoso, come gli impulsi si propaghino per un sapiente gioco di scambi chimici sulla membrana cellulare, come poi sia possibile misurarne la variazione elettrica. Le ricerche funzionali sulle aree del cervello ci hanno fatto scoprire in quali aree sia ospitata una funzione percettiva e in quale altra ci siano i centri del dolore e del piacere. La conoscenza accurata della chimica delle cellule nervose ha consentito di elaborare farmaci che contrastano le esperienze emotive disagevoli, quali l’ansia o la depressione.
Tutto questo però da solo non è sufficiente, la nostra personale esperienza ci dice che non è solo questo il funzionamento della nostra mente, che non ci comportiamo in quel modo per semplice risposta a quello specifico stimolo, che non abbiamo coscienza dei processi chimici ed elettrici del nostro cervello, ma siamo invece molto coscienti di ciò che siamo, di come vorremmo essere, di quanta complessità si cela nei nostri pensieri.
Abbiamo quindi bisogno anche di conoscere come funziona la mente, ovvero della capacità di elaborazione tipicamente umana. Poiché questa funzione non è direttamente osservabile, sono state create varie teorie su come funziona la mente umana, e da queste derivano differenti metodi di psicoterapia.
La psicoterapia cognitiva trae origine dal modello elaborato da Ellis (1962) nel quale si evidenzia il collegamento tra comportamenti non adeguati e disagio emotivo con schemi di pensiero disfunzionali, definiti idee irrazionali. Il permanere dei pensieri irrazionali, non adeguati al mutare delle circostanze, comporta il ricorso a comportamenti non adeguati al contesto e soprattutto genera reazioni emotive dolorose.
Secondo la Terapia Razionale Emotiva di Ellis, questi schemi di pensiero rigidi si possono modificare, attenuando di conseguenza la portata delle reazioni emotive dolorose.
Una psicoterapia funziona aiutando la persona ad individuare gli schemi di pensiero non più adeguati alle mutate condizioni di vita, e aiutandolo a modificarli all’interno di una ricerca individuale di possibili alternative. Non è il terapeuta che impone schemi di pensiero differenti, ma piuttosto aiuta la persona a cercare possibili alternative a quegli schemi rigidi che non funzionano.
è importante riconoscere che non può in toto essere eliminata la sofferenza psichica, perchè anche l’esperienza del dolore, in tutte le sue forme, è funzionale alla sopravvivenza. Quando però la sofferenza permane, perchè ci si trova nell’impossibilità di cambiare, allora diventa patologica.
Studi scientifici controllati hanno dimostrato l’efficacia della terapia cognitiva nel trattamento della maggior parte dei disturbi psicologici, tra cui la depressione maggiore, il disturbo di panico, la fobia sociale, il disturbo d’ansia generalizzato, il disturbo ossessivo-compulsivo, i disturbi dell’alimentazione, le psicosi.
Altre ricerche condotte sia a livello nazionale (es. Istituto Superiore della Sanità) che internazionale (es. Organizzazione Mondiale della Sanità) hanno dimostrato che la psicoterapia cognitiva ha un’efficacia maggiore o pari agli psicofarmaci nella cura di molte patologie psichiatriche. Se paragonata agli psicofarmaci, inoltre, la terapia cognitiva risulta essere più utile nella prevenzione delle ricadute. In alcuni disturbi (es. disturbo bipolare, psicosi), tuttavia, il trattamento farmacologico continua ad essere indispensabile.
è stato anche provato che questo tipo di terapia è efficace indipendentemente dal livello di istruzione, stato sociale e reddito della persona che richiede il trattamento.
Le caratteristiche che rendono efficace una psicoterapia cognitiva possono essere di seguito elencate:
La terapia cognitiva è orientata allo scopo : paziente e terapeuta stabiliscono insieme gli obiettivi da raggiungere.
La terapia cognitiva è centrata sul problema attuale: l’attenzione nella terapia è sempre rivolta al momento presente, su ciò che sta mantenendo lo stato di sofferenza e su quali mutamenti potrebbero alleviarli.
La terapia cognitiva è basata sulla collaborazione attiva tra terapeuta e paziente: terapeuta e paziente collaborano attivamente per capire il problema e ridurne le conseguenze dolorose. Insieme decidono l’argomento della seduta e lavorano per identificare, mettere in discussione e sostituire i pensieri disfunzionali che portano allo sviluppo dei problemi emotivi.
Da queste indicazioni deriva un metodo di lavoro che è molto lontano dall’immaginaria figura del terapeuta silenzioso accanto al lettino con su sdraiato il paziente. Anche gli strumenti a disposizione sono molteplici: oltre allo strumento principale del dialogo socratico, lo psicoterapeuta cognitivista utilizza tecniche di monitoraggio dei pensieri automatici e i quelli erronei, sia durante le sedute che con compiti a casa. Usa anche delle tecniche comportamentali, come l’esposizione graduale, ad esempio in situazioni quali il disturbo di panico.